“L’8 gennaio è il limite ultimo per una risposta di ArcelorMittal al Governo sul futuro dell’ex Ilva, dopo si prenderanno le decisioni conseguenti”
“Nuovo incontro e nuova partita in orbita ex Ilva, dove oggi, venerdì 29 dicembre, ci siamo confrontati ancora una volta sindacati e governo. Dal canto Ugl Metalmeccanici, a questo punto chiediamo una soluzione veloce per non mettere a rischio territori, lavoratori e filiere collegati ad Acciaierie d’Italia. D’altronde il 31 maggio scade il contratto di affitto degli impianti ex Ilva con i commissari straordinari. Se entro quella data Acciaierie d’Italia non comprerà gli impianti, questi rientreranno nella disponibilità dei commissari. E tutto tornerà drammaticamente al punto di partenza”.
È quanto dichiara il Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, a margine dell’incontro appena conclusosi a palazzo Chigi tra i segretari generali di UglM, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil Uilm.
“Il tavolo di confronto era in agenda dopo il rinvio, l’ennesimo, della scorsa volta. L’ultimo incontro si era tenuto il 20 dicembre. L’assemblea dei soci si è chiusa ieri pomeriggio con il rifiuto di ArcelorMittal a finanziare la società, che è in una condizione catatonica, secondo la quota che gli spetta come azionista di controllo: ancora due mesi di Via Crucis con una liquidità ridotta ai minimi termini, tutti quanti, inclusa ArcelorMittal, che ha chiesto la nuova assemblea, si rendono ormai conto della gravità della situazione, con una ex Ilva che rischia di trasformarsi rapidamente da impresa in via di decozione a impresa decotta. La richiesta che arriva dall’Ugl Metalmeccanici a questo punto è chiara: l’ex Ilva deve tornare pubblica, non ci sono alternative. Nessuno nasconde lo spettro del tracollo produttivo e del disastro occupazionale per la più grande azienda che gestisce l’acciaio, vitale anche per le altre filiere produttive. Sullo sfondo – aggiunge Spera – servono 300 milioni di euro sull’unghia, come si suol dire, per rilanciare subito la produzione e pagare la fornitura di gas. Non possono esserci più rinvii né dilazioni di tempo. La nostra richiesta è chiara: nazionalizzare l’ex Ilva. Lo chiediamo in considerazione anche perché quello di Genova è legato a stretto giro a quello di Taranto, dove si dovrà pensare un modello di sviluppo compatibile con l’ambiente ma che sappia garantire occupazione. Tra qualche settimana ci troveremo di nuovo di fronte a questo bivio e si dovrà decidere se portare in maggioranza lo Stato o continuare in questa situazione nella quale nessuno si prende la responsabilità di fare alcunché. Sarebbe l’ennesimo paradosso, è urgente intervenire e impedire che si chiuda in Italia la più grande acciaieria d’Europa con il rischio di mandare per strada migliaia di lavoratori. Per questo è necessario che ci sia un programma chiaro che eviti perdite di tempo e ulteriori trattative e trovi, invece, soluzioni importanti di garanzia come l’entrata in maggioranza dello Stato nel capitale dell’azienda, soluzione che da tempo abbiamo indicato e con noi anche molti industriali stanno indicando come possibile parte della soluzione.
Per l’Ugl Metalmeccanici la questione dell’Ex Ilva, sempre più drammatica in Italia, al momento, servono 300 milioni di euro per far ripartire la produzione e pagare la fornitura del gas – ha concluso – Altra cosa urgente e che ormai è chiara a tutti, è quella di nazionalizzare l’Ex Ilva. L’8 gennaio è il limite ultimo per una risposta di ArcelorMittal al Governo sul futuro dell’ex Ilva, dopo si prenderanno le decisioni conseguenti presumibilmente il giorno 9 gennaio dove è stato già convocato un nuovo tavolo governo-sindacato. È il tempo delle scelte non dei rinvii e con questo approccio siamo sempre aperti e disponibili a qualsiasi confronto sperando che il Governo convinca Mittal a un accordo di uscita”.
Roma lì 29 dicembre 2023